I 10 luoghi comuni sullo psicologo

I 10 luoghi comuni sullo psicologo

Attorno alla figura professionale dello psicologo si sono formati, nel tempo, alcuni “miti”, pregiudizi che ancora oggi caratterizzano ciò che molte persone pensano riguardo questa professione e chi la svolge.

Andiamo ad analizzarli uno per uno, ragionando sul perché siano credenze prive di fondamento.

Pregiudizio n°1: “Dallo psicologo vanno i matti”

In realtà, chi si rivolge allo psicologo può avere problematiche e vissuti tra loro diversissimi, e motivi profndamente differenti per chiedere un aiuto professionale:

– una parte soffre di problemi psichici

– altri vivono quelle che possono essere definite problematiche circoscritte (una difficoltà emotiva, una fatica relazionale, un momento di crisi, un evento stressante)

– altri ancora vogliono “solo” lavorare su sé stessi per stare ancora meglio o per approfondire la conoscenza di sé.

Pregiudizio n°2: “Chi va dallo psicologo è un debole, bisogna farcela da soli”

Questa credenza è profondamente errata per diversi motivi, tra i quali:

– cercare soluzioni ai propri problemi in autonomia è sicuramente utile e importante, ma se la situazione non migliora o in quel momento appare ‘più grande di noi’ è importante cercare sostegno anche al di fuori

– riconoscere disagi e limiti personali (non attribuibili, quindi, agli altri) è invece una grande azione di forza

– in seguito al percorso effettuato, la responsabilità e il ‘merito’ del cambiamento rimangono personali: nessuno, nemmeno lo psicologo, affronta il nostro disagio psicologico al nostro posto.

Pregiudizio n°3: “Lo psicologo potrebbe manipolare la mia mente”

A questa asserzione rispondiamo direttamente con una frase tratta dal Codice Deontologico degli Psicologi: “Lo psicologo rispetta l’autonomia e le credenze dei suoi pazienti, si astiene dall’imporre il suo sistema di valori e non usa in modo inappropriato la sua influenza..”.

Ovviamente, è qui importante sottolineare che perché questo assunto venga rispettato è necessario rivolgersi a professionisti regolarmente iscritti all’Ordine, aspetto che garantisce che i suoi membri abbiano compiuto l’iter formativo ed esperienziale necessario per esercitare la professione.

Pregiudizio n°4: “Io sono fatto così. Cambiare è impossibile”

Molte persone pensano di essere nate (o cresciute) con un determinato carattere e di non avere alternative di comportamento; in realtà, pur avendo ovviamente tratti che ci caratterizzano e disegnano quella che viene a formarsi come la nostra personalità, nella maggior parte dei casi abbiamo comunque:

– la responsabilità di come ci comportiamo,

– il potere di regolare le nostre reazioni,

aspetti che possiamo sviluppare lavorando su noi stessi autonomamente o con l’aiuto di un professionista.

Pregiudizio n°5: “Come potrà capirmi qualcuno che non ha vissuto il mio stesso problema?”

Questo è sicuramente un aspetto importante, convincimenti come questo sono a volte ciò che in parte sostiene ed alimenta il malessere provato.

In realtà, lo psicologo, per affrontare situazioni diverse, anche se non le ha vissute in prima persona, coltiva nel tempo e utilizza nella sua pratica professionale strumenti quali:

– l’esperienza maturata nel tempo con i propri pazienti

– una formazione continuare

– una forte empatia (capacità di mettersi nei panni dell’altro)

Pregiudizio n°6: È impossibile risolvere problemi concreti solo parlando

Questa è forse una delle convinzioni più diffuse, ma si basa su un errore di fondo, ovvero l’attribuire un significato quasi esclusivamente ‘descrittivo’ al linguaggio.

In realtà, il linguaggio non serve solo a descrivere la realtà, ma è il mezzo attraverso cui essa viene costruita. Parlando abbiamo la possibilità di cambiare il modo con cui attribuiamo significato al mondo, modificando di conseguenza i nostri atteggiamenti e comportamenti.

Pregiudizio n°7: La psicoterapia dura troppo

Questa è un’altra credenza molto radicata, basata anche sullo stereotipo che letteratura e cinema hanno tramandato e appioppato al percorso psicologico.

In realtà la durata dipende dal motivo della consultazione, nonché dall’approccio del terapeuta e da quanto stabilito con il professionista durante le prime sedute. Si possono intraprendere:

– percorsi lunghi, che durano anche anni

– percorsi brevi, che si esauriscono in pochi mesi

– consulenze psicologiche, che per definizione possono durare anche solo qualche colloquio.

Pregiudizio n°8: Lo psicologo costa troppo

Detto che la definizione di “troppo” è molto soggettiva, bisogna intanto considerare qual’è l’obiettivo, nell’intraprendere un percorso psicologico: quello di stare meglio, dal punto di vista emotivo, psicologico, relazionale. L’importanza, per la persona stessa, di questo obiettivo, deve far riflettere attentamente sul valore anche economico attribuito al percorso stesso.

Inoltre, come in tutte le cose, esistono varie tariffe a seconda del tipo di struttura a cui si fa riferimento (servizio pubblico, strutture convenzionate, studi privati) e del singolo professionista a cui ci si rivolge, per cui anche quest’aspetto può ampiamente essere valutato e pesato da parte della persona.

Pregiudizio n°9: Parlare con un buon amico può sostituire l’andare dallo psicologo

Per rispondere a questa frase dobbiamo partire dal presupposto che la natura stessa delle due relazioni è totalmente diversa; a differenza dell’amico, lo psicologo:

– non è coinvolto in dinamiche affettive con la persona, è quindi più obiettivo, ed è possibile parlargli di tutto senza la paura di modificare e/o complicare situazioni quotidiane;

– è concentrato sulla persona, e la persona è concentrata su di sé, e questo crea uno spazio utile per l’esplorazione e il cambiamento;

– possiede competenze e strumenti utili ad affrontare difficoltà strutturate, cose di cui difficilmente un amico dispone.

Pregiudizio n°10: Ah sei psicologo..? …Allora devo stare attento a quello che dico, o mi analizzi” oppure “…stanotte ho sognato XYZ, cosa significa?”

Questo è uno stereotipo che tutti gli psicologi conoscono bene, ma in realtà:

– lo psicologo non è dotato di poteri paranormali, dunque non è in grado di capire le persone al primo sguardo o cose simili;

– i sogni (con cui non tutti gli psicologi lavorano) non hanno significati prestabiliti, ma acquistano un senso all’interno della vita della singola persona.

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