Il Disturbo da Deficit d’Attenzione / Iperattività (ADHD)

Il Disturbo da Deficit d’Attenzione / Iperattività (ADHD)

Mio figlio è sempre agitato, fa davvero tanta fatica a concentrarsi e non riesce neanche a stare fermo sulla sedia. Trova sempre una scusa per alzarsi, non riesce a stare tranquillo. Anche la maestra non sa più cosa fare perché i suoi tempi di attenzione sono praticamente inesistenti”.

I bambini che vengono descritti così dai genitori e dalle insegnanti possono presentare un disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

Ma cos’è esattamente l’ADHD?

L’ADHD (Disturbo da Deficit d’Attenzione / Iperattività) rientra nella categoria dei Disturbi del Neurosviluppo, che esordiscono in età evolutiva e si caratterizzano per un deficit che causa una compromissione nel funzionamento personale, sociale, scolastico.

Questo Disturbo è caratterizzato da livelli invalidanti di disattenzione, disorganizzazione e/o iperattività-impulsività. Nella fascia della fanciullezza, si sovrappone spesso a disturbi quali il Disturbo Oppositivo-Provocatorio e il Disturbo della Condotta. Spesso, inoltre, permane in età adulta, causando compromissione del funzionamento in ambito sociale e lavorativo.

La presenza di ADHD è stimata in circa il 5% dei bambini ed il 2,5% degli adulti.

Esordisce nell’infanzia e presenta un decorso che può essere riassunto così:

  • In età pre-scolare si evidenzia in modo preminente l’iperattività

  • Nella fascia di età della scuola primaria emerge maggiormente la disattenzione

  • Nella fase adolescenziale si presentano con minor frequenza i segnali di iperattività, in prevalenza connotati solo da agitazione, una sensazione più interna di nervosismo, irrequietezza o impazienza

  • In età adulta l’impulsività, unitamente alla disattenzione ed all’irrequietezza, può permanere su livelli problematici, pur essendo diminuita l’iperattività.

Quale trattamento risulta più efficace?

Il trattamento dell’ADHD prevede un intervento multimodale in grado di combinare interventi di tipo farmacologico, psico-educativo e psicoterapeutico che coinvolgano sia il bambino che il suo ambiente di riferimento (famiglia e scuola).

  • Intervento sul bambino:

La terapia cognitivo-comportamentale si indirizza in modo sinergico verso tutte le aree implicate nel disturbo. Vengono insegnate al bambino strategie che lo guidino in modo sistematico alla pianificazione del proprio comportamento nei diversi ambiti di vita e alla risoluzione dei problemi (Problem Solving). Grande attenzione viene rivolta all’ acquisizione della capacità di monitorare le proprie azioni, sviluppando una capacità di autoregolazione verso l’impulsività e la disattenzione.

Il bambino apprende, inoltre, a trarre informazioni importanti dai propri errori per autocorreggersi, ma anche a sapersi premiare per il raggiungimento di risultati positivi.

L’intervento è volto anche all’incremento delle abilità sociali, attraverso il rispetto delle regole, lo sviluppo di interazioni più efficaci e la capacità di decodificare lo stato emotivo altrui, per poter rispondere e relazionarsi in modo adeguato e funzionale.

A volte, affinché vi siano miglioramenti durevoli nel tempo è fondamentale affiancare al trattamento psicologico anche un trattamento farmacologico, tramite psicostimolanti, ritenuti i farmaci più efficaci poiché tra i principali effetti positivi aiutano nel mantenimento dei livelli di attenzione, dell’impulsività e dell’iperattività.

  • Intervento con i genitori:

I programmi di intervento diretti ai genitori (ADHD Parent Training) hanno lo scopo di accrescere la consapevolezza e la conoscenza del disturbo ADHD, sviluppando capacità di gestione da parte dei genitori e modificando i comportamenti disfunzionali messi in atto nella relazione con il bambino. Il focus principale dell’intervento è posto sullo sviluppo di maggiori capacità riflessive da parte dei genitori, per aiutarli ad acquisire maggior coerenza e stabilità nelle proprie strategie educative che aiutino e supportino il bambino nell’acquisizione della capacità di autogestirsi.

Un ruolo fondamentale riveste la promozione di un miglior clima emotivo in famiglia e di una più efficace comunicazione con il bambino, anche definendo meglio limiti e regole da seguire.

  • Intervento con gli insegnanti:

L’intervento indirizzato agli insegnanti (ADHD Teacher Training) ha lo scopo di fornire in una prima fase informazioni necessarie a raggiungere una piena conoscenza del disturbo. Ciò costituisce un prerequisito importante perché si possa iniziare un riconoscimento degli aspetti positivi del bambino.

Diviene centrale in tale ottica fornire agli insegnanti informazioni su una strutturazione dell’ambiente scolastico che tenga in considerazione bisogni e caratteristiche del bambino iperattivo, per potenziare le sue capacità attentive e gli apprendimenti. Vanno, inoltre, fornite agli insegnanti strategie utili per gestire e modificare i comportamenti disfunzionali, oltre che migliorare le sue relazioni con i coetanei.

Il bambino con ADHD ha diritto all’insegnante di sostegno?

L’attuale legislazione in materia di disabilità (L.104/92) prevede l’assegnazione di un insegnante di sostegno alla classe solo nel caso in cui uno degli alunni venga segnalato e successivamente “certificato”. Quindi, in presenza di bambini con un quadro clinico particolarmente grave, anche per la comorbilità con altre patologie, è possibile richiedere l’assegnazione dell’insegnante di sostegno, come previsto dalla legge 104/92.

Comunque, anche in presenza di ragazzi con minore gravità del disturbo, che non ottengono la certificazione di disabilità, si ha diritto a veder tutelato il successo formativo con l’elaborazione di un Piano Didattico Personalizzato in base alla Direttiva del 27 dicembre 2012, senza però avere l’insegnante di sostegno.

Come posso gestire al meglio il mio bambino a casa?
  1. Stabilire chiaramente qual è il comportamento richiesto con tono pacato, fermo ma gentile.

  2. Elencare in anticipo quali sono le attività da svolgere. Non c’è niente che provochi più resistenza che richiedere ogni volta un’attività. Una breve lista con i diversi lavoretti da fare, consegnata al mattino, può aiutare molto.

  3. Nella discussione di un problema restare assolutamente aderenti a quella situazione, senza generalizzare ed evitando avverbi estremi come “continuamente”, “sempre”, “mai”.

  4. La disponibilità ad impegnarsi deve essere rinforzata sempre, non solo il risultato dell’azione! I rinforzi dovrebbero essere immediati e desiderati dal bambino.

  5. Quando la tensione sale: interrompere il contatto visivo, abbassare la voce! I bambini con ADHD sono oltremodo sensibili alla mimica, ai gesti e al tono di voce e si pongono subito in contrasto o in atteggiamento di difesa.

  6. Ricorrere spesso a correzioni non verbali o molto concise, magari con contatto fisico, toccando ad esempio le spalle. Ciò costituisce per loro un punto di riferimento.

  7. Quando è necessario alzare la voce, non si devono esprimere etichettature, un breve “Ehi!” o un “Basta!” sono sufficienti come segnali.

  8. In caso di scoppio d’ira è indispensabile un intervento rapido e risolutore, imponendo un time out con un chiaro segnale. Per time out si intende una momentanea interruzione dell’attività svolta per riportarlo ad una condizione di tranquillità privo di stimoli distrattori.

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