I bambini e l’amico immaginario

I bambini e l’amico immaginario

Molti bambini, già dai primi anni di vita, cominciano a raccontare di uno o più amici immaginari. Tanti genitori all’inizio possono preoccuparsi, o chiedersi a quale mancanza questi amici debbano sopperire, agli occhi del bambino/a.

Ma è davvero così? Che cosa rappresenta l’amico immaginario per il bambino?

Un amico che è sempre pronto ad ascoltarmi

L’amico immaginario sa ascoltare con pazienza ed interesse tutto ciò che il bambinio gli racconta, 24 ore su 24, non è mai impegnato in altre faccende. Con lui il bambino sa di poter parlare anche di tutte quelle cose e di tutti quei dettagli che agli adulti non sembrano interessare tanto, che loro non ritengono importanti.

Questo amico speciale è sempre orientato sul bambino, curioso di sapere quello che gli è successo, facendolo sentire sempre al centro dell’attenzione e provando insieme a lui le stesse emozioni, belle e brutte, in ogni situazione da lui vissuta. Un amico che ascolta e capisce, e che interagisce con dialoghi sempre adatti alle capacità cognitive del bambino.

Che caratteristiche ha solitamente l’amico immaginario?

Spesso (ma non sempre) è dello stesso sesso del bambino, a volte è addirittura totalmente uguale a lui/lei, altre volte invece assume caratteristiche sia fisiche che caratteriali molto diverse dal bambino stesso. Man mano che il bambino cresce anche l’amico immaginario di solito cresce con lui, assumendo spesso personalità e opinioni sempre più complesse e profonde.

Allucinazioni o gioco consapevole?

Il bambino è ben consapevole che questo suo amico appartiene a quel mondo del “giocare a far finta che…”. Non è quindi certamente ingannato dai allucinazioni o cose simili, ma anzi controlla quel limite tra realtà e immaginazione servendosi di questo amico; proprio come in età adulta si continua poi a fare con quelli che definiamo dialoghi interiori.

Non hanno pertanto senso, da parte dei genitori o di altri adulti, domande come « Ma com’è possibile che ci sia quest’altro bambino uguale a te che sta fuori da te?». Per il bambino questo è, la cosa sta così e basta, e non serve né interessa chiedersi i ‘perché’ né farsi degli “esami di realtà”.

Perché può essere così importante?

L’amico immaginario aiuta il bambino a strutturare la sua realtà interna, i suoi pensieri, le sue fantasie, creando una sorta di ponte con il mondo esterno, con gli altri. Contribuisce a costruire l’identità personale e ad acquisire la percezione delle possibili diversità di pensiero e di intenzioni degli altri rispetto a sé, degli altri punti di vista.

L’amico immaginario aiuta a misurarsi gradualmente sempre di più nei rapporti con gli altri e con le proprie emozioni, rappresentando una valida ‘sponda’ per riconoscere gli altri come diversi da sé ed accettarne le esigenze diverse dalle proprie. Diventa un tramite tra l’universo infantile e il “mondo in mezzo agli altri”.

Ha un’influenza positiva anche sulla gestione delle proprie emozioni, permettendo al bambino di esternare paure, preoccupazioni, scoperte, gioie; in cambio l’amico immaginario può consolarlo, tranquillizzarlo, non farlo sentire solo.

È importante quindi che i genitori e gli altri adulti lascino al bambino tutto lo spazio emotivo e mentale per vivere questa sua esperienza creativa, senza provare a convincerlo che quell’amico non esiste, senza fargli troppe domande o osservazioni “da adulti”. Prendendone quindi semplicemente atto, e anzi possibilmente “facendo la sua conoscenza” tramite il bambino, accettandone serenamente la sua presenza.

Dott. Lorenzo Vezzali, psicologo psicoterapeuta, referente progetti scuole Risorsa Uomo

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