I bambini e le regole

I bambini e le regole

Per crescere autonomi e indipendenti, i bambini hanno bisogno sia di affetto e amore, sia di educazione e regole.

Nonostante la famiglia di oggi sia orientata verso la trasmissione soprattutto del codice affettivo, questi due elementi non possono prescindere uno dall’altro per favorire la costruzione di un’adeguata personalità adulta. Acquisire delle regole serve quindi a diventare delle persone adulte autonome e indipendenti.

Le regole sono un pilastro importante nel delicato processo di crescita, nel rispetto di una civile convivenza, e si stabiliscono sin dalla primissima infanzia.

Come trasmettere le regole?

Premesso che non esistono ricette miracolose, ecco alcuni suggerimenti che possono aiutare i genitori ad esercitare un’autorevolezza equilibrata ed efficace:

  • Essere coerenti e determinati

I genitori rappresentano un modello educativo per i bambini, i quali imparano molto anche per imitazione, pertanto non possiamo chiedere al bambino di rispettare una regola che i genitori per primi disattendono.

Questo non significa essere rigidi, ma è fondamentale stabilire dei limiti chiari, ragionevoli e farli rispettare senza cedere alle pressioni, a volte estenuanti, dei figli.

  • Esprimere le regole in positivo

Comunicare una regola in senso negativo, del tipo “non fare a botte con tuo fratello” fa concentrare in maniera involontaria l’attenzione proprio su ciò che si vorrebbe evitare. Il rischio è che si inneschi la dinamica della tentazione, ecco perché è preferibile esprimere una regola in positivo (es. “gioca con tuo fratello”).

  • Condividere i limiti

E’ importante che all’interno della coppia genitoriale, entrambi condividano lo stesso codice educativo e si mostrino solidali di fronte al figlio. Avere due pesi e due misure non aiuta il bambino, che trae solo confusione e sfiducia nei confronti di chi dovrebbe essere il suo modello di riferimento.

  • Dare regole adeguate all’età

Nel corso della crescita cambiano i comportamenti e i bisogni e di conseguenza devono modificarsi anche le richieste e le modalità espressive da parte dei genitori. Ad esempio, può essere eccessivo pretendere che un bambino di 3 anni metta in ordine da solo la stanza, glielo si può proporre facendolo insieme (non sostituendosi a lui, ma con la sua collaborazione) fino a quando non sarà autonomo.

E’ importante non creare squilibri in questo senso, anticipando o posticipando il normale andamento dello sviluppo, perché il rischio è quello di creare bambini eccessivamente “infantilizzati” o “adultizzati”.

  • Fornire poche regole al momento opportuno

Trasmettere molte regole contemporaneamente è controproducente, perché crea confusione: il bambino riceve una serie di informazioni che non ha il tempo di interiorizzare.

Inoltre, solitamente ci ritroviamo a trasmetterle nei momenti in cui i nostri figli le hanno disattese, tramite rimproveri o punizioni, e questo pone le basi per uno scambio comunicativo emotivamente negativo.

E’ bene, invece, limitare il numero delle regole ad un massimo di quattro/cinque, suggerendo il comportamento adeguato da seguire con anticipo.

E se il bambino non accetta le regole?

Una volta stabilite le regole, in modo semplice e chiaro, può comunque accadere che il bambino dimostri il proprio dissenso attraverso diversi comportamenti, che vanno dalla protesta diretta al pianto. Vediamo insieme alcuni possibili strategie per non perdere in autorevolezza di fronte a questi atteggiamenti sopra le righe.

  • Se urla, abbassiamo il tono della voce

In risposta ad un no, il bambino può protestare in maniera decisa mettendosi ad urlare. Di fronte alle sue urla, alcuni genitori smarriscono il loro ruolo di guida e si mettono sullo stesso piano, urlando più forte del figlio. Questa modalità comunicativa, incentrata sulla conflittualità e sull’obbedienza autoritaria, innesca una sorta di escalation del braccio di ferro genitori-bambino del tutto controproducente.

Al contrario, abbassare il tono di voce e mantenere un atteggiamento pacato e tranquillo, spiazza il bambino (e spesso anche noi adulti) e suggerisce un modo diverso di comunicare. Inoltre, il mantenere la calma, trasmette l’idea che la rabbia può essere gestita in tanti modi diversi rispetto a strilli e pianti.

  • Se è arrabbiato o triste, normalizzare l’emozione spiacevole

Di fronte alla rabbia o alla tristezza di nostro figlio, i genitori dovrebbero mostrarsi empatici e mettersi nei suoi panni (“ti capisco, deve essere proprio triste per te”), offrendogli anche la possibilità di dare un nome alle emozioni che prova.

I bambini hanno, infatti, bisogno di sapere che l’adulto capisce quello che sente e riconosce la sua tensione emotiva, questo produrrà in loro l’effetto di sentirsi accolti e ascoltati anche quando provano emozioni negative e impareranno a comunicare i loro sentimenti.

  • Se piange, manteniamo il controllo

Per quanto riguarda la gestione dei pianti inconsolabili, mostrarsi empatici non vuol dire accontentare le richieste del bambino facendo strappi alla regola. Quando il bambino non sente ragioni e si oppone con tutte le sue forze, il genitore dovrebbe comunque cercare di mantenere il controllo, provando ad entrare in relazione con lui sempre su basi costruttive.

Come fare per interrompere un comportamento inappropriato?

Pur conoscendole, non sempre i nostri figli si comportano secondo le regole, possono ignorarle o disattenderle in maniera più o meno consapevole.

In questi casi, in cui sembrano non ascoltare quello che viene loro detto e si comportano in modo “sbagliato”, i genitori provano spesso rabbia, senso di inadeguatezza, impotenza, e possono decidere di ritrarsi sconfitti e lasciar correre, oppure insistere usando anche “atti di forza” per farsi ubbidire.

Ecco in soccorso a questi episodi la tecnica dei tre passi, elaborata da Herber Franta (1998), che può aiutare a mantenere una relazione bilanciata e ad ottenere una positiva risoluzione dei conflitti fra genitori e figli.

Questa modalità è costituita da tre momenti distinti che prevedono l’espressione chiara di:

  1. Stima, comprensione, poca direzione, proposte costruttive: “capisco che ti piaccia giocare a pallone, è un momento di gioco per te (stima e comprensione), allo stesso tempo in casa è pericoloso (poca direzione), potresti andare in giardino o al parco con i tuoi amici (proposte costruttive)”;

  2. Comprensione, proibizione in forma impersonale, annuncio di conseguenze: vedo che stai ancora giocando in casa con il pallone, capisco che è proprio quello che vuoi fare (comprensione), ma, se continuerai, dovrai consegnarmi la palla (annuncio di conseguenze)”;

  3. Comprensione, coerente realizzazione delle conseguenze: sono dispiaciuto del fatto che tu non abbia deciso di andare a giocare fuori o al parco (comprensione), purtroppo adesso, come ti avevo detto, devi consegnarmi la palla (coerente realizzazione delle conseguenze)”.

In queste situazioni, dove i nostri figli disattendono una regola, non dobbiamo in nessun modo definire il bambino come incapace o cattivo, ad essere disapprovati sono e restano i suoi comportamenti.

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